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Intervista a Marinella Fiume

Una nuova e aggiornata avventura letteraria per Marinella Fiume, con la pubblicazione di “Donne di carta in Sicilia”. Conoscevamo lei e il suo impegno per una più onesta storiografia in favore delle donne, sin dal libro del 2006 intitolato “Siciliane”, raccolta di schede su numerosissime personalità afferenti dai più diversi ambiti professionali e che nella storia si sono distinte in patria e non. Quel volume resta oggi prezioso e imprescindibile fonte di informazione. A distanza di quasi 20 anni, Marinella Fiume conferma la coerenza e la costanza nella sua ricerca, e lo fa con l’editore Palindromo, che ha confezionato un libro, oltre che interessante, anche tipograficamente delizioso, corredato da una mappa a tutti gli effetti, dove è possibile rintracciare i luoghi delle protagoniste in un viaggio letterario alla scoperta di nuove lenti attraverso cui guardare alle città di carta. Il viaggio è il filo conduttore di questa narrazione. Noi abbiamo voluto sentirlo raccontare direttamente dalla sua Autrice e siamo passati a trovarla a casa per porle alcune domande.

D. Si parla tanto dei viaggiatori del passato in Sicilia e molto poco di viaggiatrici. Capuana parlava di “invadente concorrenza” delle donne.

R. Ci sono stati tra il 700 e i primi anni del 900 viaggiatori illustri che hanno visitato la Sicilia scrivendone interessanti resoconti, tutti pubblicati e tradotti, ma esistono numerosissimi diari e resoconti di viaggio, scritti da viaggiatrici straniere non meno illustri che hanno visitato la Sicilia. La prima cosa da fare dunque è tradurre queste opere. Il mio libro si rifà anche alla conoscenza dei loro libri, ma soprattutto è un viaggio dietro le scrittrici ignorate o dimenticate che sono state presenti numerose nell’isola, una guida insolita che coniuga luoghi e presenze femminili.

D. Si può parlare di pigrizia di una certa critica letteraria?

R. La critica letteraria è in forte ritardo nella scoperta delle scrittrici, per via di un pregiudizio culturale che ha considerato “di serie B” la letteratura delle donne: romanzetti d’amore, letteratura rosa. A parte la non scarsa importanza di questa letteratura, che oggi si tende a rivalutare; in realtà, quando parliamo di letteratura al femminile, dovremmo considerare che, dopo i lunghi periodi in cui le donne hanno imitato la letteratura maschile quasi in modo naturale, si è verificato un rovesciamento del canone. Per cui le donne hanno cominciato a infrangere le tradizionali barriere e luoghi comuni letterari. Mi riferisco per esempio alla letteratura degli anni ’70 del 900 quando figure come Armanda Guiducci venivano a scombussolare i consueti generi letterari.

D. Si può parlare di letteratura femminile?

R. In realtà io non credo in una letteratura femminile separata da una letteratura maschile. Credo che le donne abbiano diritto di stare nelle pagine della letteratura insieme agli uomini, occupando lo spazio più generale che è quello letterario, senza dover essere rilegate in appendici.

D. Come nasce Donne di carta in Sicilia?

R. “Donne di carta in Sicilia” nasce dal festival letterario “la Sicilia delle donne”, di cui sono direttrice artistica insieme a Fulvia Toscano. E’ un’esperienza che va avanti già da cinque anni, che ci ha portato a una continua scoperta. Ogni anno abbiamo scelto un tema. La prima edizione era “Donne di scena”, in cui abbiamo approfondito figure di donne siciliane importanti nella coreutica, nella scenografia, nella sceneggiatura, nei costumi, nella canzone, nella musica, nella recitazione. Poi abbiamo scelto “Donne di carta”, le letterate. Abbiamo anche scoperto donne in relazione alle istituzioni politiche e stiamo ancora continuando nelle varie branche in cui il sapere delle donne si è estrinsecato. La cosa interessante è che dopo i primi giorni si è aggiunta a noi anche “la Calabria delle donne” con un’archeologa che si chiama Mariangela Preta. In seguito c’è stato questo interesse massiccio da parte del “Centro per il libro e la lettura” che ha aderito insieme con numerosissimi comuni che ne fanno parte. La novità è che quest’anno il festival è sotto l’egida del Ministero per le pari opportunità e che ha assunto una dimensione sovralocalistica ed è diventato “l’Italia delle donne”. Il metodo non è cambiato: vede il coinvolgimento dei territori dal basso attraverso i comuni, le regioni, le università, le fondazioni, ognuno dei quali si sofferma su una figura che vuole trattare e che diventa poi oggetto di studio ma anche di attenzione per tutti.

D. Cosa consigli alle ragazze delle nuove generazioni?

R. Alle ragazze della nuova generazione consiglio di studiare studiare studiare, perché soltanto studiando è possibile mantenere la libertà critica, di giudizio e di pensiero. Poi consiglio di essere orgogliose della storia che hanno alle spalle, di queste figure di “madri”, che hanno fatto al pari degli uomini, nel bene e nel male, la storia del nostro paese.

(a cura di Giulia Letizia Sottile)

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